RVM Hub è un progetto complesso, un'impresa che concentra le sue forze, l'estro artistico e comunicativo in un magazine di racconti e fotografia dal cuore tutto italiano, passaggio obbligatorio per chi oggi vuole addentrarsi nei meandri dell’editoria periodica indipendente di casa nostra. Un’esperienza visiva e tattile da provare. 

La prima cosa da dire su questo magazine è che sembra più che altro un libro d'artista, complici la fisicità di dell’oggetto e i contenuti elevati. La seconda è che è un prodotto lento, nell'accezione più positiva del termine, perché invece di farsi prendere dall'ansia di scadenze e date fisse di pubblicazione, concentra gli sforzi nel gesto editoriale per regalare ai lettori un prodotto di altissima qualità. 

Ma partiamo dal principio: nel decennale dalla nascita, Rearviewmirror Magazine cambia direzione e linea editoriale e, sotto la guida di Agnese Porto e Giammaria De Gasperis, coadiuvati dall'art director Francesca Pignataro, subisce un profondo restyling. Dal 2017 vengono pubblicati tre numeri, a ogni numero corrisponde un colore che fa da fil rouge alla rivista dalla prima all'ultima pagina, toccando però diversi argomenti in maniera trasversale, dalla politica all'arte alla natura. Ogni progetto viene adagiato su carte di diverso tipo che si adattano al progetto proposto al lettore. Fogli più spessi o leggeri, opachi o lucidi sono rilegati in un volume dalle medie dimensioni che sembra un piccolo scrigno per fotografi.

Agnese e Giammaria, come vi è venuto in mente di rilanciare una rivista cartacea in un mondo dominato dal digitale?
Quando decidemmo di riprendere in mano il lavoro su Rvm e dedicarci alla rivista, pensammo subito di pubblicarla in formato cartaceo. Crediamo che la bellezza di questi tempi stia proprio nel dare a tutti l’opportunità di esprimersi al meglio, a seconda delle proprie aspirazioni, idee e possibilità, attraverso il web, le free press, le fanzine, le riviste o i libri. Noi sentivamo la necessità di un percorso lento, ragionato e costruito con il tempo, come affermato da voi prima, e la carta è il mezzo per eccellenza per rendere fisicamente la lentezza. Inoltre ora - ancor più di qualche anno fa - chi decide di seguire la strada del cartaceo lo fa cercando l’eccellenza. I libri e in particolar modo le riviste cartacee di un certo tipo, sono mediamente bellissime e curate in ogni aspetto. 


Il primo numero di RVM, il Redo che ormai è un introvabile pezzo da collezione, è stato rilegato a mano, ma anche le edizioni White e Black mantengono una profonda attenzione artigiana alla costruzione della rivista.
Rvm è stampato in UV-LE, un tipo di stampa che - rispetto al classico Offset - permette di stampare su carte naturali con una resa perfetta dei colori. Grazie alle lampade utilizzate in questa stampa, l'asciugatura dell'inchiostro è pressoché istantanea, restando sulla superficie della carta un po' come nelle serigrafie, ed evitando quell'assorbimento che, soprattutto nelle carte naturali, condanna le foto ad appiattirsi e perdere di dettaglio. I colori restano così vividi e brillanti. Per ottenere questo risultato, ci siamo rivolti alla tipografia Longo di Bolzano, tra i primi in Italia a sperimentarla. Con l'aiuto e il supporto della tipografia - in particolare del nostro referente Giuseppe Scarpelli - abbiamo cercato di ottenere un prodotto che possa restare fresco e innovativo nel tempo.  


Rvm ha la rilegatura svizzera con dorso a vista e per il primo numero, il Red Issue, la lavorazione è stata fatta in parte manualmente. Dai numeri successivi siamo passati a una lavorazione automatizzata, che ci permette di avere delle copie più uniformi tra loro. Abbiamo scelto questo tipo di rilegatura perché ci consente di pubblicare foto in doppia pagina potendo aprire la rivista a 180°, senza perdere nessuna porzione delle immagini a centro pagina. Uno dei momenti più importanti del nostro lavoro è la scelta delle carte: ne selezioniamo otto o nove per ogni numero e ciascuna carta è scelta per valorizzare al meglio le immagini che vi saranno impresse, per dare tridimensionalità agli scatti e coinvolgere il tatto alla vista. I racconti sono pubblicati su pagine con un formato diverso dal resto e che tende a variare di numero in numero (dal formato del classico libro di narrativa nel Red, a quello stretto e lungo del White e Black).

Motivo di interesse per noi è anche l'approccio del lettore alla rivista: tutte le nostre scelte sono valutate per cercare di creare un'interazione tra il supporto e la persona. La scelta delle carte e dei formati diversi serve proprio a rallentare la lettura e a "costringere" il lettore a prendersi il giusto tempo. A tal proposito, nel Red Issue abbiamo inserito un foglio di pvc rosso che, sovrapposto in alcune parti della rivista, permetteva di leggere o nascondere porzioni di testo e grafiche, un po' come fosse un filtro fotografico.

RVM è fotografia ma non solo. Ogni progetto è accompagnato da una necessaria appendice degna di un museo, testi e narrazioni che spiegano o si allontanano dal progetto stesso, trasmettendone comunque il significato. Come selezionate i progetti fotografici e testuali e come li abbinate?
G. La selezione dei progetti è fatta da sei persone (il sottoscritto, la caporedattrice Veronica Daltri, l’art director Francesca Pignataro, i redattori Chiara Oggioni Tiepolo, Valeriano De Gasperis e Louise Clements) con un processo abbastanza anomalo rispetto a quello di gran parte delle redazioni degli altri magazine, che prevedono una o due persone per la figura del photoeditor. Da questo punto di vista, siamo una redazione molto orizzontale, in cui le scelte vengono ampiamente condivise tra i collaboratori. Tutto parte dal tema, il colore, e da una serie di parole chiave che secondo noi ci permettono di affrontarlo in tutte le sue sfaccettature. Tracciate queste linee guida, ciascuno dei sei photoeditor propone una lista di progetti e dalla rosa finale scegliamo i cinque lavori che secondo noi rappresentano al meglio una visione eterogenea del tema.

A. Una volta scelti i progetti entriamo in campo io e la nostra editor Marzia Grillo e affidiamo i lavori selezionati ad altrettanti scrittori, scelti prevalentemente tra gli autori che più amiamo e che pensiamo possano relazionarsi bene con quel determinato progetto. È un momento di grande scambio e confronto sia tra noi che con gli autori ed è una parte quasi magica della lavorazione. Agli scrittori chiediamo un lavoro non semplice, mandandogli le foto del progetto che abbiamo scelto di accostare al loro racconto breve e dando loro meno informazioni possibile, perché vogliamo che scrivano qualcosa che nasca dall’ispirazione delle immagini, spesso attraverso legami inconsci, non immediati e mai didascalici. I nostri autori hanno accettato di buon grado perché affascinati dalla sfida, immagino.

Dopo il Rosso, vi siete buttati sul Bianco e poi sul Nero, due colori potenti che racchiudono tutti gli altri, forse non semplici da gestire. Cosa guida la scelta del colore su cui lavorate?
La scelta dei colori come fil rouge tra i vari numeri parte da un’idea della nostra redattrice Chiara Oggioni Tiepolo, nata durante un confronto sulle tematiche da trattare nel nuovo corso del magazine. Il colore è indagato di numero in numero da un punto di vista cromatico e semantico, quasi come fosse un filtro sulla contemporaneità, un medium. La scelta dei primi tre colori è venuta fuori da scambi e riflessioni che abbiamo condiviso con Francesca Pignataro, nostra art director e terzo pilastro fondamentale di Rvm (art director anche di Ossì). 


Stiamo vivendo un periodo particolare che sta segnando la vita di ognuno di noi e che sicuramente si farà sentire dal punto di vista economico e sociale nell’immediato futuro. Che ripercussioni avrà sulla vostra rivista: Racconterete questa pandemia nei vostri prossimi numeri?
Bella domanda! Al momento non abbiamo ancora un’idea chiara in materia, purtroppo, e non riusciamo a immaginare neanche quanto tempo ci vorrà prima di tornare a un regime se non normale, almeno programmabile. Inutile prendersi in giro, le conseguenze economiche ci saranno e non saranno una passeggiata per nessuno, sfortunatamente. Ragioniamo ogni giorno su questo argomento, da qualche settimana, e l’unica cosa onesta che ci sentiamo di dire è che navighiamo a vista. Di certo Rvm continuerà, ma quando potrà uscire il prossimo numero ad oggi non possiamo programmarlo. Parleremo di Covid-19 e delle sue conseguenze? È molto probabile, sicuramente lo faremo a modo nostro, quindi non è detto che affronteremo l’argomento direttamente ,ma è un avvenimento così straordinario (fuori dall’ordinario) che sta segnando così profondamente le nostre vite, che secondo noi affiorerà anche quando si parlerà d’altro, attraverso molte elaborazioni e interpretazioni differenti. Di certo non vediamo l’ora di poterlo storicizzare.

Come state vivendo queste giornate? Qualche consiglio per i vostri lettori?
Stiamo vivendo separatamente, purtroppo, questo periodo di distanziamento sociale, per caso e sfortuna. Cerchiamo di mantenere una routine quanto più possibile sana: fare qualcosa di lavoro - anche poco - ogni giorno, non colpevolizzarsi se proprio non si riesce a essere concentrati a lungo, fare un po’ di attività fisica, passare il tempo in modo piacevole, senza ansia da prestazione (leggere tanto, studiare o essere performanti) tra letture, bei film, musica – che è sempre un’ottima compagna (Giammaria suona la chitarra) e ridurre il momento delle informazioni a poche, selezionate testate affidabili e rigorose. Ci sentiamo di consigliare Il Post, con la sua newsletter serale, dedicata all’emergenza Covid-19 e Slow News, che da qualche anno a questa parte fa ottimo giornalismo, con un approccio che noi apprezziamo particolarmente (anche sui social stanno condividendo una serie di grafiche chiare e molto utili). Altri consigli: fate quello che vi fa stare bene, fisicamente ed emotivamente e “proteggete la grazia del vostro cuore”.

 

Rvm balck issue

04 aprile 2020 — Dario Gaspari

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