Nel nostro primo Secret Mag Club, quello che abbiamo inviato ad Aprile, abbiamo scelto di partire con una piccola bomba per palati raffinati. Dalla Colombia un pezzo da leggere a piccoli passi, come un whiskey ben distillato. 

Yuca è una questione teorica. Una rivista concettuale che viene pubblicata una volta all’anno, con copertine diverse per la stessa edizione riprese dai suoi contenuti. Gli editori sono direttori di un’orchestra di artisti che si soffermano per dare rappresentazione (non sempre significati) alla loro idea del tema proposto.

Yuca nasce a Bogotà in Colombia, ma non sono i luoghi fisici che questa rivista vi farà esplorare. L’edizione numero 3 è dedicata a due temi: l’alibi del suono e la questione del tempo.

L’anello che congiunge queste due tematiche è il tema dell'editoriale di presentazione di questo numero e viene così descritto nelle pagine di Lina Rincon e Juliana Gomez: quando un suono cessa e inizia il silenzio si realizza che qualcosa è avvenuto, che il tempo è trascorso, che quel suono è andato. Durante un avvenimento la consapevolezza dello stesso non è piena, ma una volta che questo è terminato il silenzio diviene momento esemplare di fine dell'evento sonoro e dell'inizio di qualcos'altro, si realizza lo scandire del tempo. 

Questo incessante scandire del tempo, alternarsi dell'inizio e della fine, del suono e del silenzio è una necessità umana per dare ordine al caos che ci circonda. 

yuca magazine

 

Yuca non è un manuale semplice, lo avrete capito, è una rivista concettuale che richiede attenzione. 

Il progetto fotografico d'apertura è del portoghese Edgar Martins. Durato 18 mesi e portato avanti in Gran Bretagna, esplora filosoficamente e ontologicamente la questione dell'assenza come rappresentazione del tema di questo numero, suono e tempo

La vera profondità di questo numero, però è descritta in maniera eccellente scorrendo mano a mano tutti e 18 i lavori artistici che vengono presentati. Si, perchè Yuca funziona così: gli editori cercano gli artisti, danno loro il tema e poi attendono con sana gioia le loro raffigurazioni e concettualizzazioni.

E nei loro lavori gli artisti si concentrano su eventi, oggetti, costumi di vita quotidiana che sentiamo nostri e intimi, tangibili e familiari. Anche quando sono "lunari".

E così l'opera Dancing to the Bad Bell racconta con foto del secolo scorso momenti di assoluto assoggettamento alle sveglie meccaniche. Poi c'è Anna Phaissa, artista che gestisce la libreria Multiplòs a Barcellona, che si interroga sulla funzione del suono e del tempo nel rapporto con la lettura dei libri.

A toccarci particolarmente il cuore è A life in forms, lavoro leggero e sublime del peruviano Andrea Canepa, che ha raccolto nel mondo tantissimi moduli da uffici burocratici dei settori più svariati e ci mostra vari pattern che ha potuto ricostruire in una sua personale galleria fotografica. Canepa indica come la burocrazia globalizzata comporta l'instaurarsi di regole e leggi non scritte che oltrepassano i confini e che limitano e condizionano l'agire umano. Nel suo lavoro ci presenta i modelli da lei raccolti puliti di ogni dato, evidenziando ancora di più l'essenza dell'essere umano nel mondo globalizzato come un mero "dato statistico".

Due le interviste in questo numero, una ad una donna ed una ad un uomo. HER è il titolo dell'intervista a Suzanne Ciani che negli anni '70 era una delle poche donne ad occuparsi di musica elettronica. HIM è invece l'intervista a David Spergel, direttore del centro di Astrofisica Computazionale di New York, che ha l'arduo compito di parlare di scienza in una rivista che dà voce principalmente all'arte. Lo fa trattando in maniera colloquiale di questioni che ai comuni mortali paiono fantascienza, ovvero gli esopianeti: c'è vita nei pianeti fuori dal sistema solare? Qual è il futuro dell'umanità? 

Il resto dei progetti scorrono tra l'Iran e l'astrofisica, la distopia, la disillusione degli adulti e le speranze dei millennial.

Yuca ha pagine spesse e di carta opaca, è alto quanto il vostro pollice (se avete un pollice grosso) e la sua carta odora di inchiostro gentile. 

Se ve lo siete persi nel Secret Mag Club di Aprile (per forza, non potevate sapere cosa ci sarebbe stato!) potete sempre trovarlo qui.

Buona lettura!

 

27 aprile 2019 — Dario Gaspari

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