Questo prodotto è sold out
Dispensa è una rivista indipendente italiana nata nel 2013 tutta dedicata a Generi umani e Generi alimentari, come recita la testata. Una rivista, insomma, dedicata agli amanti del cibo e all'universo che gli gira intorno.
Coerente a partire dalla copertina (stampata su carta derivante da scarti alimentari), Dispensa è un magazine da assaporare con calma che con un doppio registro, fatto di parole e immagini, ci porta alla scoperta di un tema diverso in ogni numero, indagato attraverso ispirazioni, itinerari, racconti, prodotti, persone.
Coerente a partire dalla copertina (stampata su carta derivante da scarti alimentari), Dispensa è un magazine da assaporare con calma che con un doppio registro, fatto di parole e immagini, ci porta alla scoperta di un tema diverso in ogni numero, indagato attraverso ispirazioni, itinerari, racconti, prodotti, persone.
Dispensa guarda il mondo con gli occhi del cibo e lo racconta con stile originale. Un progetto ambizioso e controcorrente che, nell’epoca del digitale, vuole recuperare, grazie alla bellezza tattile ed estetica di un prodotto editoriale antico, il tempo giusto da dedicare alle cose belle.
Dimensioni: 28x20,5
Numero di pagine: 96
Numero di pagine: 96
Copertina: morbida
Lingua: italiana
Lingua: italiana
ISSUE 13
Il tredicesimo numero di Dispensa è una sorta di "best of" del magazine fondato da Martina Liverani nel 2013.
Ripercorrendo le più belle storie di cibo e intorno al cibo della rivista, questa edizione si pone una serie di interrogativi a cui il lettore è chiamato a rispondere: si può scrivere di cibo senza scrivere di cibo? O meglio, si può usare il cibo come un linguaggio per raccontare storie di umanità o di territori? Scrivere di un cibo immaginato e girare il mondo avendo gli ingredienti come bussola? Si può usare un sapore per descrivere un’idea?
Ripercorrendo le più belle storie di cibo e intorno al cibo della rivista, questa edizione si pone una serie di interrogativi a cui il lettore è chiamato a rispondere: si può scrivere di cibo senza scrivere di cibo? O meglio, si può usare il cibo come un linguaggio per raccontare storie di umanità o di territori? Scrivere di un cibo immaginato e girare il mondo avendo gli ingredienti come bussola? Si può usare un sapore per descrivere un’idea?