Berlin Quarterly è una rivista culturale di giornalismo, letteratura e arti visive che, partendo dalla capitale tedesca, allarga il suo sguardo in una prospettiva globale.
Tra le sue 168 pagine è possibile trovare reportage, saggi, poesie, servizi fotografici e storie interessanti che provengono da ogni angolo del mondo, diventando la chiave di lettura per una reciproca comprensione. 
Secondo gli autori di Berlin Quarterly, infatti, possiamo interpretare il passato e prepararci alle sfide del futuro soltanto facendo buon uso di questi strumenti.

Dimensioni: 17cm x 24cm
Numero di pagine: 172
Lingua: inglese

ISSUE 13
In questo numero:
- La scrittrice Emmeline Clein in un lungo reportage cerca le origini razziste e scientificamente fuorvianti dell'indice di massa corporea e le sue eredità politiche e culturali. L'approfondita ricerca storica di Clein si fonde con un'analisi culturale acuta e tempestiva, rivisitando le icone della cultura pop, le diete alla moda e la cosiddetta "epidemia di obesità".
- In This Night Has a Long Way to Go lo scrittore Vikram Kapur, da una Delhi in lockdown, trascrive la tragedia che si dispiega intorno a lui e il continuare a insegnare a scrivere su Zoom tra la paura e il dolore.
- A La Mata, la poetessa Eliana Hernandez racconta il massacro di El Salido del 2000, personificando il paesaggio fisico colombiano per aiutare a raccontare l'indicibile violenza.
- Il poeta Logan February mette in versi le questioni sociali, tra cui la corruzione della polizia.
- Il portfolio fotografico di Marco Sconocchia cattura una comunità di senzatetto a Roma.
- Il racconto di fiction What We Lost di Brenda Peynado prende la forma di una testimonianza, narrando come i cittadini locali iniziano a perdere parti del corpo una alla volta.
- Il tema del corpo appare di nuovo in Dear Senthurean, un estratto dal tanto atteso Black Spirit Memoir di Akwaeke Emezi, e in Snare di Bora Chung, una storia di sangue e oro, qui presentata sia in coreano che in inglese.
- Nella sezione archivio, le illustrazioni mediche ottocentesche di Camillo Golgi tornano al corpo letterale, raffigurando nervi le cui linee, a questa grandezza, appaiono quasi astratte.