Kitsch, grottesco, disturbante, ma proprio per questo affascinante, da sfogliare pagina dopo pagina con voyeuristica ossessione. Brevemente potremmo descrivere così l’ultimo numero di Yogurt magazine (che trovate nel nostro store QUI), rivista italiana di fotografia contemporanea che abbiamo ospitato nel nostro Secret Mag Club di febbraio e che ha dedicato la sua seconda edizione al cattivo gusto. Una provocazione in un mondo di apparante perfezione, un eccesso consapevole di malcostume che ci ricorda quanto la realtà possa essere distante dai filtri social che livellano bellezza e unicità. Che poi si sa, fra i due eccessi la realtà sta nel mezzo, ma se il mezzo è per definizione mediocre, allora meglio l’esaltazione del cattivo gusto.
Abbiamo chiesto a Francesco Rombaldi, editor in chief e curator di Yogurt, di raccontarci qualcosa di più su questo progetto.

Come nasce e qual è lo scopo di questa pubblicazione?
La collana dei flavour di Yogurt è una proposta curatoriale che, su un tema dato, va a sollecitare l'immaginazione e l'autorialità della comunità fotografica internazionale. Gli autori mandando le proprie immagini, ci permettono di declinare il tema e deframmentarlo attraverso il loro sguardo.

Come la racconteresti a chi non ti conosce?
Come un flusso visuale che restituisce la suggestione di un concetto. O come un ottimo sottobicchiere. Dipende dai momenti.

Come mai Yogurt? Da dove deriva il nome?
Mi ricordo che era una notte di quelle che tardano a far arrivare il mattino. Indossavo un pigiama discutibile. E stavo rivalutando diverse cose, tra cui le collaborazioni che stavo portando avanti in quel momento. Avevo bisogno di esprimermi libero da ogni tipo di vincolo e di tuffarmi in nuovo progetto. Stavo mangiando uno Yogurt. La mattina dopo Yogurt Magazine era online, e lanciava la sua prima call, sul concetto di corpo desiderabile nella società attuale. Yogurt è infatti prima di tutto una piattaforma online che mappa i nuovi linguaggi della fotografia contemporanea. Da lì sono partito, e ho subito coinvolto Luigi Cecconi e Larisa Oancea. Il primo ora anche socio con me del bookshop di Yogurt a Roma, la Paper Room. Larisa è una curatrice freelance che lavora a Venezia e con cui tutt'ora collaboriamo. Da allora siamo diventati un team più largo e io sono diventato intollerante ai latticini. La rivista è nata in piena pandemia con un numero dedicato proprio alla quarantena.

Questo secondo volume invece si concentra sul Bad Taste, il cattivo gusto. Nell’editoriale scrivete che l’idea è nata in un momento idilliaco che avete volutamente deciso di boicottare. Ce ne parli?
Premetto che la rielaborazione del design della collana dedicata ai flavour è nata in pandemia, ma Yogurt esiste dal 2016. La precedente versione dei flavour prevedeva il coinvolgimento di 4 artisti internazionali per numero, ma abbiamo poi pensato di fermarla, per rieditarla con questa modalità: Call for Entries e immagini singole, così da avere noi più libertà espressiva nell'editing. E nell'editoriale ho mentito. Non ho mai vissuto un momento idilliaco. Ma speravo di non doverlo mai ammettere.
Nei prossimi editoriali cercherò di essere più sinceramente depresso. Mojo, il prossimo flavour, credo me lo permetterà ampliamente.

Sfogliando la rivista mi è venuto in mente un altro progetto che, come Yogurt, vuole essere un dispetto estetico: Aversive Adhesives dell’artista Max Siedentopf. Vi siete ispirati a qualcuno per realizzare questa edizione di Yogurt?
Ho trovato il progetto di cui parli proprio su Frabs, molto interessante. Credo quindi che oltre all'intervista vi manderò anche i 19 euro per averlo. Diciamo che il concetto di Cattivo Gusto o meglio di Kitsch, di osceno, di cosa è bello e cosa e brutto, assilla le arti da sempre. Sicuramente chiunque oggi lo affronti ha letto Gillo Dorfles e la sua riflessione su questo tema.

Yogurt magazine vol.2 Bad Taste

Come avete selezionate le fotografie e i fotografi presenti nella rivista?
Arrivano a ogni numero migliaia di immagini. E il lavoro di Yogurt è tutto di editing, quindi siamo abituati a editare. Giorno e notte. Diciamo che lavorando per immagini singole, cerchiamo innanzitutto di selezionare degli archetipi narrativi, perché ogni immagine che vedete pubblicata, di per sé rappresenta un filone di cui ne abbiamo ricevute centinaia. Poi iniziamo a impaginarle cercando di creare un dialogo tra le immagini.

Si tratta di fotografi emergenti o ci sono anche nomi noti nel settore?
Entrambi. Sia nomi dal curriculum importante, sia emergenti. Di base siamo sempre entusiasti della partecipazione di autori interessanti, che partecipando riconoscono il lavoro che portiamo avanti.

Yogurt Magazine vol.2 Bad Taste

Perché avete scelto di lanciare una rivista cartacea in un mondo dominato dal digitale? Qual è il valore aggiunto della carta stampata?
Come ti dicevo Yogurt è anche digitale. Abbiamo scisso i nostri contenuti, la collana dei flavour è un progetto curatoriale tematico, una concept zine visuale. Il magazine web è un database di progetti di autori a noi congeniali e che mappiamo quotidianamente. Altre pubblicazioni fatte, rispondevano a diverse esigenze. Ma tendenzialmente adoriamo il feticcio. Quindi quando si può creare un prodotto fisico. Lo facciamo!

Quali sono i progetti futuri di Yogurt?
In questo momento stiamo preparando il catalogo di libri fotografici di Yogurt Editions. Realizzati da autori curati da noi nei nostri laboratori editoriali, e di cui poi abbiamo realizzato il design del libro. Dall'idea alla carta, insomma. Contemporaneamente lavoriamo su progetti anche altrui, quindi segnalo per chi sarà a Roma il 13 marzo la bellissima edizione di Garbatella Images, dedicata all'immaginazione. Ideata da Francesco Zizola e co-curata da me e Sara Alberani, di cui esiste anche un bellissimo volume disegnato da Yogurt.
E a luglio lanceremo a Roma Charta: a photobook festival, un festival dedicato al libro fotografico, in cui metteremo in mostra i libri che declineranno il tema di questa edizione: Demons. Il tema si propone di indagare tutte le derivazioni più oscure della condizione umana, dalle problematiche territoriali a quelle sociali o più finemente psicologiche. Dando un punto di vista trasversale sulle criticità nel contemporaneo. Ci saranno anteprime editoriali, installazioni, letture portfolio e un bel premio per il miglior Dummy.
Il progetto è vincitore dell’avviso pubblico “Strategia Fotografia 2020” promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo.

 

26 febbraio 2021 — Anna Frabotta

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